Il PS di Prato, ormai da alcuni anni è il presidio di PS a più elevata affluenza in Toscana. Il nostro ospedale infatti nel 2014 ha totalizzato circa 95.000 accessi e nel 2015 raggiungerà probabilmente l’inquietante soglia dei 100.000, con una media giornaliera vicina ai 280 pazienti e con punte, sempre meno rare, di oltre 350. Questi numeri, che ad oggi sono superiori a quelli di qualunque presidio della toscana, compresi quelli delle grandi aziende Ospedaliero Universitarie, verranno forse superati dal solo Careggi quando avrà termine l’unificazione di tutti i PS (CTO compreso) che lo comprendono.
Si deve precisare comunque che questi numeri non configurano a Prato un utilizzo del PS molto diverso da quanto accade nel resto della regione (ovunque, a parere di chi scrive, c’è molta inappropriatezza in ingresso in PS, ma il tasso di accesso in PS x 1000 abitanti a Prato è analogo a quanto accade in tutta la Toscana). Il punto, semmai, è che a Prato tutta l’affluenza in PS si concentra in un unico presidio. I nostri “cugini di Pistoia ad esempio, hanno un’affluenza in PS analoga alla nostra che però si suddivide fra Pistoia Pescia e S Marcello.
Con questa affluenza è chiaro che il volume di lavoro che si svolge all’interno della struttura (visite, procedure, diagnostica strumentale e di laboratorio, consulenze, ricoveri, ecc) è elevatissimo ed il ritmo di attività molto sostenuto (infatti quasi il 90% dei pazienti in entrata che non devono essere ricoverati né osservati completa il percorso nelle 4 ore), con relativo stress dei servizi e di tutte le strutture che afferiscono in vario modo alle attività del DEA
I nostri pazienti (15.000 dei quali in età pediatrica) nel 2015 hanno avuto un tempo medio di attesa per la presa in carico da parte del medico (dato complessivo, non stratificato per codice colore), di circa 30 minuti, tutto questo nonostante che, nelle fascia oraria di punta nel periodo invernale si vada avanti, spesso per alcune ore, con un nuovo paziente in entrata ogni due minuti. Questo dato ritengo sia importantissimo, perché una rapida presa in carico è, secondo me, il più importante strumento per poter lavorare, seppure in condizioni di elevato affollamento, in relativa sicurezza. Tempi di presa in carico più lenti (magari simili a quelli di altri ospedali che non manifestano per questo drammatiche criticità), se applicati ad una affluenza con i nostri numeri, genererebbero liste di attesa molto lunghe e difficili da governare, all’interno delle quali potrebbero nascondersi situazioni pericolosamente evolutive.
Una volta preso in carico il malato, specialmente da quando ci siamo trasferiti al nuovo ospedale, si è assistito spesso ad un rallentamento del flusso di attività soprattutto in relazione al noto problema della disponibilità di posti letto. Questo fenomeno, che non è esclusivo del nostro ospedale, come in molti altri posti si manifesta soprattutto nel periodo invernale ed in particolare in occasione dei mesi più freddi e del picco influenzale. L’attesa del posto letto interessa solo una frazione dei pazienti (nel 2014 abbiamo ricoverato il 12.5% dell’utenza e di questi solo una parte ha dovuto attendere il letto per ore) ma, poiché il numero totale di ingressi è quello che abbiamo visto all’inizio, questa percentuale risulta corrispondere in valore assoluto ad un numero di pazienti a volte molto elevato, sufficiente ad occupare “in congruamente” gran parte degli spazi del PS, con le conseguenti condizioni di disagio per l’utenza, di sovraccarico per gli operatori e di rallentamento dell’attività di presa in carico in alcune ore della giornata, spesso in quelle più critiche. Per questi motivi, insieme con la Direzione Aziendale uscente ed anche con gli attori dell’attuale fase di commissariamento, stiamo cercando di lavorare a interventi sulle strutture, sugli spazi e, dove serve, dell’organizzazione, che ci aiutino a migliorare il percorso dei nostri utenti. Personalmente non credo che tutte le criticità siano risolvibili in settimane o mesi, ma sono convinto che, col contributo di tutti, si possano trovare gli spazi di miglioramento che ci servono.