La ricerca di eventuali responsabilità in ogni atto medico che produca contrattempi imprevisti costituisce un dovere di giustizia, di solidarietà e di autentica partecipazione al dolore del paziente e dei suoi familiari. Anche gli Stati Uniti fanno i conti con gli errori medici e le ripercussioni che possono avere sui pazienti. Le stime del U.S. Institute of Medicine parlano di 15 milioni di errori commessi dai “camici bianchi” americani ogni anno. Per tentare di arginare i danni, è da tempo avviata una campagna rivolta alle dirigenze degli ospedali d’oltreoceano per migliorare la qualità dell’assistenza, col significativo motto “rendere gli ospedali americani posti meno pericolosi, dove guarire”. Promotori dell’iniziativa l’American Hospital Association, gli U.S. Centers for Disease Control and Prevention e l’Institute for Healthcare Improvement. La nuova campagna mira a convincere e aiutare almeno 4mila dei 5mila ospedali americani ad apportare concreti miglioramenti dell’assistenza, dei sistemi di controllo e di prevenzione, e a stilare rapporti periodici sulla mortalità in corsia.
E’ questo un principio di civiltà che deve valere per tutti. Sempre e dovunque. Ma è ormai assai frequente il caso che, in un contesto caratterizzato da evidenze preliminari e livelli emotivi comprensibilmente altissimi, il processo mediatico sconfini dai suoi ambiti evocando sospetti e pregiudizi su tutto e su tutti, conferendo alla sanità in toto una luce negativa, che finisce con l’erodere il rapporto di fiducia tra i cittadini, professionisti e istituzioni sanitarie e che demotiva i medici sospingendoli nelle inutili e pericolose trincee della medicina difensiva.
Non c’è settimana ormai che il medico non vada sotto giudizio sui vari organi di stampa. E’ diventato uno sport nazionale quello di colpire i camici bianchi, attraverso giudizi sommari, campagne mediatiche sulla malpractice dei medici. Poche le voci che, pur denunciando le colpe di ogni categoria, si siano elevate finora a individuare le malefatte della politica, delle ingerenze di ogni tempo, di una regolamentazione al limite dell’assurdo in taluni casi.
Senza rivendicare impunità o sconti per chi sbaglia, respingiamo i giudizi sommari e un certo gioco al massacro che alla fine vedrà vittime gli stessi cittadini disorientati. E’ per questo che auspichiamo che le competenti istituzioni regionali e nazionali intervengano con urgenza nelle situazioni di maggiore crisi per una risoluzione delle deficienze strutturali e per il rinnovo tecnologico, così da garantire a tutti i cittadini equità di risposte ai problemi di salute, evitando sovrastrutture, ipoteche partitiche e malintesa managerialità, che rende spesso il medico cireneo delle colpe altrui.
L’Ordine dei medici e dei dentisti di Prato, sia pure nella sua giovane esperienza, nelle controversie emerse sinora a carico dei propri associati, si è sforzato sempre di tenere una posizione garantista, che tutelasse o colpisse a seconda dei casi i propri associati. Ma a monte delle salvaguardie deontologiche caratteristiche di ogni Ordine, sente il dovere anche di lamentare, in assonanza con l’Ordine nazionale, le deficienze strutturali in cui opera la sanità e per le quali il medico paga un tributo eccessivo.
Roberto Baldi